La scuola è di tutti, rappresenta il “taglio del nastro” per la effettiva ripartenza, dopo i mesi di emergenza sanitaria; sulla scuola si deve puntare per la ripresa materiale e spirituale del paese. Questo il messaggio lanciato ieri in piazza Municipio da ragazzi e da adulti, convinti che si possa e si debba ripartire dai giovani, fuori da ipocrisia e dentro il canovaccio democratico da saper svolgere nel segno delle pari opportunità. Rimettere in moto l’ascensore sociale, incagliato da troppo tempo e che ora potrebbe rimanere a maggior ragione bloccato, tanto da aumentare ulteriormente le differenze e le iniquità sociali, è punto ineludibile su cui puntare e su cui si gioca il destino del paese.
Grembiulini portati come simbolo dell’ascolto delle linee guida calate dall’alto, ex cathedra, dal Ministro e dalla sua task force; la preoccupazione è che esse possano tradursi in tagli alla vera istruzione e in investimenti a favore di attori esterni al mondo della scuola, enti e società che da anni hanno invaso il terreno di gioco di chi la scuola la fa e la vive nel quotidiano: studenti e insegnanti. Lanterne accese in pieno giorno portate per strada per cercare la scuola, nella idea che non può sparire dietro uno schermo o essere seppellita sotto acronimi, i tanti, i troppi che negli anni l’hanno bombardata, sino a sottrarne valore e autentico significato. Si è giunti, in ordine cronologico, all’ultimo acronimo: dad, didattica a distanza. Essa non è stata un successo, come ha commentato il ministro, ma semplicemente quel che è necessariamente accaduto a causa del covid 19. Bisogna, ora, non solo affrontare sul piano concreto l’organizzazione della scuola a settembre, estirpando le vecchie questioni legate alla sicurezza degli edifici scolastici e alle classi pollaio, ma quanto ridare linfa alla comunità scolastica in proiezione.
L’immediato chiede di puntare a recuperare tutti quei bambini e ragazzi rimasti in questi mesi esclusi dalla dad, ma richiama anche a una organizzazione sapiente e mirata, che rivitalizzi una scuola che, in nome della innovazione, è stata invece man mano spenta e resa mesta. Ecco che ai punti ventilati dal ministero si ribatte qui dal Molise attraverso l’Appello lanciato due settimane fa e che è stato già sottoscritto da centinaia di cittadini molisani e non. Un Appello fatto anche di proposte precise e circostanziate, le quali in queste ore stanno cercando ulteriori adesioni, collocazione e sintesi con quelle provenienti dai movimenti che sono nati sul territorio nazionale. Il covid 19 può e deve rappresentare un’occasione da sfruttare per riorganizzare la scuola secondo quella che è la sua vera missione democratica; la triste esperienza della pandemia deve essere trasformata in una presa di coscienza individuale e collettiva per il conseguimento degli obiettivi e delle finalità da declinare in prospettive reali per i giovani, secondo i punti cardinali del merito e dell’attenzione da offrire a che ciascuno possa apportare il proprio contributo in società. La ripartenza può avvenire davvero solo dentro un patto intergenerazionale, fondato sulla fiducia e sulla collaborazione.