Festeggiamo, ora viene il bello…

Festeggiamo! Sì ,dobbiamo festeggiare. Dovremmo festeggiare come quel giorno del giugno scorso quando il Campobasso approdò dopo trentadue anni nella terza serie nazionale. Dovremmo festeggiare come allora, anzi, forse di più, considerando quali e quante erano le difficoltà per mantenere la categoria in questa stagione. Non deve infatti passare come una formalità questa salvezza (come invece sembra sia stata percepita dal pubblico rossoblù). Bisogna infatti ricordare come è iniziata questa annata calcistica.

Pochi giorni dopo quella storica promozione arrivò quel comunicato intempestivo nei tempi e nei modi da parte del socio minoritario Rizzetta che smontò di colpo tutto l’entusiasmo che si era creato non solo in città ma in tutta la regione. Da quel momento la proprietà del Campobasso calcio ha dovuto convivere con una ridda di voci infinite che prima hanno messo in dubbio l’iscrizione al campionato e poi successivamente la permanenza in serie C addirittura ipotizzando retrocessioni clamorose all’ultimo posto vista la politica dell’austerità (che andrebbe lodata dati i tempi) impostata dalla società rossoblù. I fatti (quelli che contano) hanno dato ragione ancora una volta a Gesuè & Co. Il Campobasso ha disputato in modo più che dignitoso il suo primo torneo nella terza serie nazionale con una squadra giovane, sbarazzina, inesperta ma gagliarda, guidata sapientemente da un grande allenatore come Cudini.

Grazie al Campobasso calcio, Campobasso città ed i suoi abitanti sono stati letteralmente riscoperti da mezza Italia. La nostra ospitalità e la nostra passione hanno di nuovo sorpreso i tifosi turisti che tornavano dopo anni durante i week end. I ristoranti e gli alberghi hanno visto incredibilmente incrementare le proprie entrate durante i fine settimane di solito sonnacchiosi del capoluogo molisano. Si è nuovamente mossa un’economia stagnante come è quella della città. Vittorie come quelle del Lupo a Bari hanno fatto riscoprire l’orgoglio di una appartenenza ormai sopita non solo tra i campobassani ma anche tra i molisani. Sono bastati otto mesi di calcio giocato per rendere ridicolo lo stantio slogan del “Molise non esiste”. Una partita di calcio trasmessa in Tv (spesso su piattaforme molto seguite come Sky o addirittura sulla Tv di Stato) con il Bari, l’Avellino, il Palermo, il Foggia, il Catanzaro, il Catania (a proposito, il fallimento degli etnei dovrebbe accrescere ancora di più il valore dell’ “impresa” del Campobasso salvo e sano economicamente) quante partecipazioni milionarie del Molise ad eventi e fiere internazionali vale?

Ecco perché c’è da festeggiare. Perché a Campobasso (e nel Molise) si è riacceso qualcosa sepolto da sempre. Ecco perché c’è da pungolare il pubblico campobassano (e molisano) a non ritenere come una formalità questa salvezza. Questo campionato. Questa serie. Purtroppo anche in questa stagione la pandemia (unita ad un inverno davvero troppo lungo e rigido) ha condizionato le presenze sugli spalti: per gran parte della stagione si è dovuto giocare con limitazioni varie non solo nella capienza dello stadio (altra grande vittoria di questa società aver spinto il Comune a fare alcuni dei lavori che si attendevano da anni e progettarne degli altri) ma anche e soprattutto nella vita delle persone spesso e volentieri impossibilitate a muoversi tra positività proprie ed altrui stando in quarantena. Nonostante tutto questo il pubblico di Campobasso si piazza intorno al settimo posto per presenze allo stadio davanti a piazze tutte più grandi ed importanti.

Sappiamo però quanto la gente del Lupo possa fare di più. Sappia fare di più. Non si può riempire lo stadio solo quando arrivano Bari o Palermo. E’ questo che tutti noi dobbiamo porci come obiettivo affinché questa società possa avere ed progettare un futuro più ambizioso. Ecco perché oggi si deve festeggiare. Siamo restati senza particolari affanni nel calcio che conta. Ed è ora che viene il bello.

GCM

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