E’ Isocrate l’autore del testo della versione per la seconda prova dell’esame di maturità 2016 al liceo Classico: dal Panegirico “Vivere secondo giustizia non solo è corretto, ma anche conveniente per il presente e per il futuro”. Nato del 436 a.C., Isocrate, figlio di Teodoro del demo di Erchia, è stato uno dei più importanti maestri di retorica di Atene e di tutta l’Ellade, formatosi alle scuole di Gorgia e Prodico. Isocrate è uno dei più importanti retori del V secolo, uno dei maggiori maestri di retorica di Atene e delle scuole di retorica dell’epoca. Ebbe una scuola di importanza pari a quella di Platone. Importante per le sue opere sono argomenti di interesse ancora attuali: la sfiducia che ha verso la democrazia del suo tempo e la piega che aveva preso il governo ad Atene.
La sua opera più importante, da cui è stata tratta la versione di greco scelta dal Miur per la seconda prova 2016, è il Panegirico, un’orazione politica pubblicata nel 380 a.C.
Un autore inaspettato ma, fortunatamente per gli studenti del Liceo Classico alle prese con la versione di greco, non troppo complicato da volgere in italiano.
Questo il testo della versione proposta agli studenti:
[34] Ὁρῶ γὰρ τοὺς μὲν τὴν ἀδικίαν προτιμῶντας καὶ τὸ λαβεῖν τι τῶν ἀλλοτρίων μέγιστον ἀγαθὸν νομίζοντας ὅμοια πάσχοντας τοῖς δελεαζομένοις τῶν ζώων, καὶ κατ’ ἀρχὰς μὲν ἀπολαύοντας ὧν ἂν λάβωσιν, ὀλίγῳ δ’ ὕστερον ἐν τοῖς μεγίστοις κακοῖς ὄντας, τοὺς δὲ μετ’ εὐσεβείας καὶ δικαιοσύνης ζῶντας ἔν τε τοῖς παροῦσι χρόνοις ἀσφαλῶς διάγοντας καὶ περὶ τοῦ σύμπαντος αἰῶνος ἡδίους τὰς ἐλπίδας ἔχοντας. [35] Καὶ ταῦτ’ εἰ μὴ κατὰ πάντων οὕτως εἴθισται συμβαίνειν, ἀλλὰ τό γ’ ὡς ἐπὶ τὸ πολὺ τοῦτον γίγνεται τὸν τρόπον. Χρὴ δὲ τοὺς εὖ φρονοῦντας, ἐπειδὴ τὸ μέλλον ἀεὶ συνοίσειν οὐ καθορῶμεν, τὸ πολλάκις ὠφελοῦς, τοῦτο φαίνεσθαι προαιρουμένους. Πάντων δ’ ἀλογώτατον πεπόνθασιν ὅσοι κάλλιον μὲν ἐπιτήδευμα νομίζουσιν εἶναι καὶ θεοφιλέστερον τὴν δικαιοσύνην τῆς ἀδικίας, χεῖρον δ’ οἴονται βιώσεσθαι τοὺς ταύτῃ χρωμένους τῶν τὴν πονηρίαν προῃρημένων.
[36] Ἠβουλόμην δ’ ἄν, ὥσπερ πρόχειρόν ἐστιν ἐπαινέσαι τὴν ἀρετήν, οὕτω ῥᾴδιον εἶναι πεῖσαι τοὺς ἀκούοντας ἀσκεῖν αὐτήν· νῦν δὲ δέδοικα μὴ μάτην τὰ τοιαῦτα λέγω. Διεφθάρμεθα γὰρ πολὺν ἤδη χρόνον ὑπ’ ἀνθρώπων οὐδὲν ἀλλ’ ἢ φενακίζειν δυναμένων, οἳ τοσοῦτον τοῦ πλήθους καταπεφρονήκασιν ὥσθ’, ὁπόταν βουληθῶσι πόλεμον πρός τινας ἐξενεγκεῖν, αὐτοὶ χρήματα λαμβάνοντες λέγειν τολμῶσιν ὡς χρὴ τοὺς προγόνους μιμεῖσθαι, καὶ μὴ περιορᾶν ἡμᾶς αὐτοὺς καταγελωμένους μηδὲ τὴν θάλατταν πλέοντας τοὺς μὴ τὰς συντάξεις ἐθέλοντας ἡμῖν ὑποτελεῖν.
E questa la traduzione:
[34] Vedo anche che coloro che preferiscono l’ingiustizia e che guardano ai beni altri come i più grandi beni da cogliere, sono come gli animali che per la loro voracità sono stati attirati in una trappola: all’inizio si cominciano a divertire con la cosa che hanno afferrato, ma subito dopo cadono in sventura; mentre gli uomini che rimangono fedeli alla pietà e alla giustizia vivono nel presente con la sicurezza, e nutrono, per tutta l’eternità, dolci speranze per il futuro. [35] Se le cose non sempre accadono così, almeno la maggior parte delle volte accade questo. E i saggi dato che non è dato di riconoscere sempre ciò che deve essere la cosa più utili, la cautela è che i saggi scelgano ciò che funziona più spesso. Così ragiona malissimo chi ritiene che la giustizia sia più bella e più gradita agli dei dell’ingiustizia, ma è convinto altresì che chi la rispetta vive peggio di chi ha scelto l’ingiustizia.