Sul territorio nazionale ne sono poco più di mille nonostante l’orografia dell’Italia non difetti certo di rocce e montagne di un certo livello. Parliamo della figura della Guida Alpina, una vera e propria professione alla quale si arriva dopo aver svolto un percorso molto simile a quello che si affronta per tutte le altre professioni, dove la pratica sul campo va di pari passo alla teoria, complementare alla prima e altrettanto importante.
Non tutti sanno che tra questi mille c’è anche un molisano, l’unico “titolato” mai esistito originario della nostra regione: Riccardo Quaranta, 43enne campobassano di nascita.
E’ vero che è la prima guida alpina molisana? «Prima e unica Guida Alpina che si conosca. Molto spesso, infatti, veniamo confusi con i soci del Cai (Club Alpino Italiano) ma non è la stessa cosa. Per fare un esempio noi siamo come i Maestri di Sci che insegnano a sciare; svolgiamo una professione che si occupa di accompagnamento in montagna laddove per affrontare un percorso o una scalata occorra materiale tecnico, imbracature, corde, ramponi e altro, in ogni stagione e condizione climatica. Ci occupiamo, inoltre, di Scialpinismo, ovvero fuoripista con particolari sci ai piedi senza l’utilizzo degli impianti di risalita. La nostra qualifica è proprio di Guida Alpina Maestro di Alpinismo in quanto oltre all’accompagnamento, alla guida vera e propria, svolgiamo anche attività di maestro di alpinismo insegnando le tecniche con corsi ad hoc per affrontare in sicurezza la montagna».
Come e quando è nata questa passione per la montagna? «Vado in montagna da quando avevo 18 anni, per passione. Prima praticavo la pallavolo ma ho smesso perché stanco degli spazi chiusi e mi sono avvicinato a questo mondo per amore per la natura trasmessomi da mio nonno e da mio zio con i quali andavo spesso e volentieri alla ricerca di funghi nei boschi».
Cosa fa una Guida Alpina durante l’anno? «Per quel che riguarda lo svolgimento della nostra professione le stagioni sono il riferimento principale: in inverno si pratica Scialpinismo, pareti, ghiaccio. Nelle mezze stagioni si fa roccia, dal mare a quelle più in quota come la nostra Frosolone per fare un esempio a noi vicino. In estate, invece, lavoro prevalentemente sull’arco alpino: sulle Dolomiti, sulla roccia dei 4.000 o sul Gran Sasso, dove ho anche una casetta».
Come si diventa guida alpina? «Il percorso di abilitazione prevede una preselezione molto simile ad un concorso pubblico o ai test d’ingresso universitari, che si svolge mediamente una volta l’anno. Per partecipare alle tre-quattro giornate di dura pratica bisogna presentare un curriculum di salite certificate effettuate per propria attività professionale, su roccia, scialpinismo, alta montagna e cascate di ghiaccio. Sono diventato Guida Alpina nel collegio del Friuli, svolgendo i giorni di esame pratico sulle cascate di ghiaccio di Sappada, sulla roccia della vicina Slovenia e a Sella Nevea per lo scialpinismo. Eravamo 20 partecipanti e ne selezionarono solo cinque, compreso me. Dopodiché i selezionati di ogni collegio confluiscono in un unico grande gruppo (noi eravamo 23) ed inizia il vero e proprio corso interregionale sulle Alpi in moduli da 10-15 giorni per due anni. Il primo anno è di formazione mentre il secondo di esami su quello che hai imparato nel primo».
Qual è stata la sua uscita più difficile? «Ce ne sono state tante. Una la ricordo sempre con piacere per quello che mi è stato richiesto: accompagnare su una via del Gran Sasso una persona reduce da un brutto incidente in montagna dopo un malore improvviso che gli causò la caduta da una parete con conseguenti gravi traumi alle caviglie e alla schiena, ma che non ha mai perso la passione per la montagna. Non credevo assolutamente nella possibilità di riuscire ad accompagnarlo a causa dei suoi limiti fisici ma alla fine, nonostante i 100 metri di dislivello superati in un’ora, siamo tornati in piena notte con l’obiettivo in tasca grazie solo al duro lavoro e alla forza di volontà».
Passando al Molise, cosa pensa delle nostre montagne? «La bellezza delle nostre cime non dobbiamo certo enfatizzarla noi molisani, ci pensano i turisti che vanno via a bocca aperta dopo aver esclamato: “ammazza che bei posti!”, e parlo per i territori di ambedue le province. Quello che manca, a mio avviso, è una serie di servizi a corollario di questi luoghi, cosa sicuramente più tangibile per la costa, per il turismo balneare. Questa mancanza intrappola questa nostra regione così bella in un circolo vizioso per cui le persone che riescono a fare turismo sono una piccolissima parte di quanto si potrebbe fare decidendo di offrire un’ampia rete di servizi. Se qualcuno cerca una Guida Alpina ne trova una… Se qualcuno cerca un rifugio di montagna non ne trova neanche uno! Una regione come la nostra non ha un rifugio di montagna attivo d’inverno in assoluto. Al di là dei week end, nei giorni infrasettimanali non esiste un posto dove prendere un caffè, dove mangiare e/o dormire, e questo ci penalizza non poco».
In chiusura, qual è attualmente la sua più grande aspirazione professionale? «Il mio sogno è andare in Yosemite in California dov’è nata l’arrampicata e dove è stato girato il celebre film Free Solo a scalare quella parete di 1.300 metri di granito messi in verticale…».
m.s.