La storia degli stadi di Campobasso nel racconto dello scrittore Sandro Solinas

Riportiamo di seguito l’intervista della redazione di “1900 History” allo scrittore Sandro Solinas, uno dei massimi esperti della storia degli stadi italiani ed autore del pluriedito “Stadi d’Italia”, nella quale l’autore racconta la storia dei “catini” sportivi della città di Campobasso.

«A Campobasso i primi calci al pallone vennero tirati al campo adiacente all’Istituto degli Orfani di Guerra, ubicato nel centro murattiano, l’area ottocentesca sviluppatasi in piano secondo l’ideale napoleonico della città giardino, in quello che, poco per volta, con l’allargamento urbano è diventato il centro del capoluogo molisano. Proprio di fianco, nella zona conosciuta come Pian delle Camere, sul finire degli anni Venti fu costruito il primo vero campo sportivo della città, cui fu dato lo stesso nome, Giovanni Romagnoli, poi tramandato all’attuale impianto, ricordando così le gesta eroiche dell’illustre concittadino, comandante pilota caduto in battaglia con la sua squadriglia in Tripolitania il 12 maggio 1929 dopo aver già guadagnato, appena ventenne, una Medaglia d’Argento al Valor Militare sul Piave nel 1917.

Il vecchio stadio Romagnoli in origine era orientato in maniera diversa, con una porta affacciata verso Via Albino e gli unici spalti posizionati sul lato nord. Il carattere polisportivo dell’impianto consentiva la pratica di più discipline e, oltre al calcio che vi aveva fissato la sua dimora permanente, si ricordano incontri di ginnastica, pugilato e altri sport. Nel 1939, dietro la porta sul lato nord, venne costruito l’edificio S.A.M. (Società Autolinee Molisane), progettato dall’ingegnere Carotenuto seguendo i modelli dell’architettura funzionalista del tempo. Utilizzato inizialmente come autorimessa, fu poi affittato all’ENEL come deposito di materiali prima di essere acquistato dalla Banca Popolare del Molise che negli anni Novanta vi realizzò la propria centrale operativa. Nel 1997 fu dichiarato di interesse architettonico, ma nel gennaio 2019 il tetto crollò sancendo di fatto l’epilogo del voluminoso edificio, ormai considerato quasi come un’appendice dello stadio stesso.

La guerra a Campobasso si fece sentire, eccome. Tra l’ottobre e il novembre del 1943 le truppe canadesi e tedesche si fronteggiarono per il possesso della città, distruggendo parecchi edifici pubblici. Durante la loro occupazione i nordamericani resero la città un centro di svago per le truppe alleate, arrivando (senza grande rispetto per la sua storia e il suo passato) a rinominare i nomi di strade e piazze con denominazioni anglosassoni. Il calcio si fermò già sul finire degli anni Trenta, il campo venne devastato, gli spogliatoi ridotti a un cumulo di macerie, la recinzione venne giù. Dal Comune, nel novembre del 1946, arrivò un aiuto di cinquecentomila lire per risistemare il campo, seguito poco dopo dai fondi (6 milioni) che i parlamentari molisani Colitto, Sammartino e Sedati riuscirono a ottenere dal Provveditorato alle Opere Pubbliche di Napoli. Fu costruita la tribuna centrale, parzialmente dotata di copertura. Il Romagnoli divenne allora per tutti un fortino inespugnabile e i lupi molisani mantennero l’imbattibilità interna per oltre due anni nel 1957 e 1958 (fu la Pro Vasto, con un gol allo scadere, a violare il campo rossoblù dopo 26 gare). Nel frattempo sulla pista attorno al terreno di gioco si disputavano accese gare di atletica, soprattutto tra gli studenti. L’anello fu utilizzato anche per l’arrivo di due tappe del Giro d’Italia, la Bari-Campobasso del 1963 vinta dallo spagnolo Alomar e la Napoli-Campobasso, tre anni più tardi, in cui la spuntò il britannico Denson.

A cavallo degli anni Settanta furono costruite due nuove tribunette laterali e i Distinti, composti da strutture formate da un reticolato di tubi metallici sormontati da assi di legno che costituivano le sedute. Nello stesso periodo alla tribuna centrale originaria furono aggiunti dei seggiolini di plastica. Nel 1976 a causa dei lavori di scavo nella vicina galleria ferroviaria, ci fu un cedimento nel settore di curva sul lato sud, comunemente chiamato “prato”, composto da enormi gradoni ricavati nell’area della vecchia pista di atletica ormai dismessa. La squadra dovette allora abbandonare per alcune mesi il Romagnoli. Tre anni dopo arrivò finalmente il prato erboso e il campo tornò campaccio per tutti, due anni e nove mesi di imbattibilità interrotti questa volta dall’Empoli. Gli scontri contro i tifosi della Cavese, occorsi fuori e dentro lo stadio il 31 maggio 1981, rivelarono drammaticamente i limiti strutturali e la pericolosità del centralissimo impianto.

L’anno dopo, il 30 maggio 1982, arrivò la storica promozione del Campobasso in Serie B e con essa l’esigenza di ampliare la capienza dello stadio. Fu costruita allora la Curva Nord, un muro umano tana dei sostenitori più accesi, fino ad allora ospitati nei Distinti. Due ulteriori tribunette furono costruite nella zona della Tribuna, realizzate con delle strutture prefabbricate in metallo. Al Romagnoli caddero la Fiorentina in coppa e la Lazio in campionato, il Milan invece passò per 2-0. Il campo ospitò anche una gara della rappresentativa azzurra under 21 di Serie B.

Alle spalle della tribuna, al numero civico 10 di Via Albino sorgeva un alto edificio di sei piani più attico dal colore bianco e rossiccio che all’epoca offriva un’impareggiabile vista sul campo. «Era quasi scontato stare insieme la domenica in casa mia quando giocava il Campobasso» ricorda con nostalgia un signore allora residente nello stabile. Frequenti, presumibilmente, erano gli autoinviti per il pranzo domenicale o per il caffè pomeridiano. «Bisognava stare attenti a non sporgersi troppo per la gioia, ma era davvero uno spettacolo non solo guardare la partita da lì, anche guardare tutta quella gente assiepata sugli spalti». Altra tribuna non pagante era il poco distante palazzo dei ferrovieri. Decine e decina di spettatori affacciati sui balconi, incuranti di possibili cedimenti strutturali, un po’ come avveniva altrove in tanti altri stadi con ubicazione centrale in zone residenziali (al Matusa di Frosinone, a Castellammare di Stabia, a Siena dove si registrava un curioso viavai nel vicino comando della polizia municipale e a Crotone dove tanta gente si faceva ricoverare per un giorno all’Ospedale San Giovanni di Dio, adiacente allo Scida, pur di vedere la partita gratis!).

La particolare collocazione dello stadio, ormai in pieno centro città, se da un lato garantiva un’elettrizzante atmosfera urbana alle gare, dall’altro creava al pubblico non pochi problemi di accesso e deflusso, divenuti talmente gravi ed evidenti da orientare società e Comune verso la costruzione di un nuovo impianto che fu infatti realizzato di lì a breve nell’area periferica di contrada Selva Piana, facilmente raggiungibile dalla vicina tangenziale. L’ultima partita ufficiale del Campobasso al vecchio stadio fu la gara di coppa con il Bari, uno scialbo pareggio a reti bianche, quasi a voler sottolineare l’ineluttabile fine di ogni cosa e l’impossibilità di rivivere le tante emozioni passate. Il terreno di gioco del vecchio Romagnoli è ancora oggi utilizzato per le partite di rugby delle due squadre cittadine – Hammers e Cus – e più saltuariamente per il calcio delle categorie minori ma della struttura originaria in cemento sono rimasti in realtà soltanto i gradoni della Curva Sud dopo l’abbattimento – per ultima, nel 2011, vent’anni dopo la sua dismissione – della tribuna centrale, peraltro da tempo inagibile; nello spazio in precedenza coperto dagli spalti sono stati ricavati dei parcheggi. La stessa area in passato era già stata usata come terminal per i bus di linea e in futuro dovrebbe accogliere un parco pubblico di fianco ai nuovi uffici della Regione Molise, previsti poco oltre la Curva Sud, nell’area dell’ex Hotel Roxy, altra apprezzatissima tribuna ai tempi della B. Il muro di cinta è stato totalmente abbattuto, quello sul lato sud per alcuni anni ha ospitato un ampio murales con i volti dei campioni che hanno fatto la storia del calcio a Campobasso, prima di essere coperto, non senza polemiche, il 20 settembre 2019.

Anche la recinzione metallica presenta molte aperture, tant’è che spesso e volentieri i cani randagi si radunano per la notte nella zona di centrocampo, un tempo dominata dalle geometrie di Guido Biondi. A sorpresa, il 5 luglio 2014 il terreno del vecchio Romagnoli ha ospitato Papa Francesco durante la sua visita pastorale in Molise. Fortemente voluto dal presidente rossoblu Molinari, il Nuovo Romagnoli o Stadio Selva Piana, fu costruito nel 1985 in meno di un anno dall’azienda dell’amico Costantino Rozzi, riprendendo la struttura dello stadio di Benevento, eretto in maniera pressoché identica sei anni prima dallo stesso vulcanico presidente dell’Ascoli Calcio. I due stadi differiscono poco o nulla (solo l’entrata per i mezzi di soccorso risulta invertita rispetto alla tribuna) e così anche a Campobasso gli spalti sono disposti su due anelli, divisi in più settori, separati dal campo mediante un fossato in cemento armato sormontato da una sorta di cancellata, mentre esternamente l’intero perimetro dello stadio è circondato da un basso muretto sul quale sono poste alte inferriate. I settori dei Distinti e delle curve sono caratterizzati dalla presenza, al secondo anello, di insolite balaustre di metallo a forma di ferro di cavallo rovesciato con funzione di appoggio per il pubblico in piedi. I locali al piano terra dello stadio ospitano un bar, la segreteria sociale, la sala stampa, il magazzino e gli spogliatoi per gli atleti.

Il Romagnoli fu inaugurato il 13 febbraio 1985 con un’indimenticabile vittoria in Coppa Italia contro la Juventus di Platini e Scirea, superata da una rete di Ugolotti di fronte ad una folla assai più numerosa dell’effettiva capienza dell’impianto (allora di 30.000 posti, ora scesi a 22.300), nonostante la giornata nevosa. Nell’occasione parte del pubblico fu necessariamente accolta anche a bordo campo in quanto lo stadio non risultava ancora del tutto completato e in verità lo spicchio di spalti tra la Tribuna e la Curva Sud rimase allora chiuso perché inagibile. Pur essendo stati adeguati i sistemi di sicurezza dell’impianto in occasione del ritorno del Campobasso tra i professionisti nel maggio 2000, col tempo il nuovo Romagnoli cominciò a mostrare precoci segni di degrado e abbandono, complici soprattutto le disavventure sul campo e fuori dei molisani che dopo il fallimento nel 2002 dell’AC Campobasso – si ritrovarono divisi tra più squadre. Paradossalmente, nella stagione 2004-05 al campionato di Eccellenza presero parte ben tre formazioni del capoluogo molisano: la Pol. Nuovo Campobasso (promossa a fine stagione), sorta dal cambio di denominazione sociale della squadra rionale Polesiana; l’S.S. Campobasso – un tempo chiamato Team Campobasso – e infine l’U.S. Campobasso 1919, nata nel 2004 dopo aver acquistato il titolo sportivo dal Riccia e ripescata dopo aver perso le finali playoff in Promozione. Quest’ultima disputava le proprie gare interne al campo in terra battuta dell’Antistadio di Selva Piana, realizzato con una tribuna in grado di ospitare un migliaio di spettatori, distante appena 200 metri dal Nuovo Romagnoli.

A rimodernare lo stadio ci pensarono indirettamente gli Azzurri di Trapattoni che il 4 giugno 2003 superarono in amichevole per 2-0 la rappresentativa nordirlandese riempiendo nuovamente gli spalti del Romagnoli, tirato a lucido per l’occasione. Furono così risistemati completamente il terreno da gioco, l’impianto di riscaldamento e gli spogliatoi; la sala stampa fu allargata e vennero altresì installati i nuovi seggiolini nella tribuna coperta dalla quale, tra l’altro, si può scorgere la collina con il Castello Monforte, simbolo della città che dà il nome anche alla tribuna opposta. Con gli ultimi lavori del 2018 fu ampliato il parcheggio antistante la Tribuna e la Curva Sud, venne installato il nuovo impianto antincendio, fu ristrutturato l’impianto di illuminazione – sia del rettangolo di gioco, sia della struttura – e venne ritinteggiato dai tifosi, ovviamente di rosso e blu, l’anello superiore di tutti i settori. Anni prima, nell’aprile 2009, il Comune di Campobasso aveva approvato un ordine del giorno che invitava la giunta ad avviare le procedure per l’intitolazione dello stadio a Michele Scorrano, indimenticato capitano del Campobasso negli anni ’70 e ’80, scomparso due mesi prima stroncato da un infarto. Non se ne fece nulla, tuttavia, anche per le posizioni contrarie del Presidente dell’Associazione delle famiglie dei caduti di guerra e dei rappresentanti della famiglia Romagnoli.

Nel frattempo, trascorsi ormai i canonici dieci anni necessari per intitolare un luogo pubblico ad una persona scomparsa, i tifosi del lupo hanno idealmente dedicato a Scorrano la Curva Nord e un murales realizzato nelle vicinanze del vecchio Romagnoli».

Emliano Foglia

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