La città torna ad abbracciare la Processione del Venerdì Santo sulle note del “Teco vorrei”

Per la gioia dei campobassani è tornata, dopo due anni di assenza a causa della pandemia, la tradizionale processione del Venerdì Santo. Il corteo in forma ridotta a causa delle restrizioni ancora vigenti è partito intorno alle 18 dalla Chiesa di Santa Maria della Croce ed ha attraversato la città, dal centro storico off limits ai fedeli fino a piazza Cesare Battisti dove si è unito al coro composto per l’occasione da “soli” 350 unità.

La Chiesa di Santa Maria della Croce nell’antichità era la sede della confraternita dei Crociati e ancora oggi custodisce la tradizione del Cristo morto e dell’Addolorata. Le note del “Teco vorrei” hanno accompagnato il corteo seguito da tante persone tra cui sacerdoti, suore, bambini, adulti, anziani, scout, diversamente abili, forze dell’ordine e gruppi religiosi. L’Arcivescovo Mons. Giancarlo Bregantini, seguito dalle statue del Cristo e dell’Addolorata, ha chiuso il corteo assieme alle vedove legate da nastri neri alla statua della Madonna. Tra i politici il sindaco Roberto Gravina, il Presidente del Consiglio comunale Antonio Guglielmi, per la Provincia Alessandro Pascale e il Governatore della Regione Donato Toma.

“Teco vorrei”, appunto, l’inno che ogni campobassano conosce e sente risuonare in questo triste giorno, risale alla fine dell’Ottocento ed è opera del maestro campobassano Michele De Nigris sui versi di Pietro Metastasio. E’ un canto possente che commuove ed emoziona sempre, in qualsiasi momento lo si ascolti. Anticamente veniva intonato da circa cento persone mentre oggi sono circa settecento coloro che nel corso della Settimana Santa si riuniscono a provare e riprovare questo struggente canto fino all’epilogo del Venerdì Santo. “Teco vorrei, o Signore, oggi portar la Croce” è l’incipit del canto che annuncia il trionfo del Cristo attraverso il mistero della Croce.

Il corteo in processione si è fermato poi, come consuetudine, dinanzi alla Casa di reclusione di Campobasso per l’emozionante benedizione dei detenuti, con uno di loro, Aldo, da parte del Vescovo: il momento forse più toccante di tutto l’evento, per poi tornare nella chiesa di Santa Maria della Croce in cui sono custodite le due statue simbolo di una tradizione unica per importanza in città, ma soprattutto di una fede che i campobassani non abbandoneranno mai.

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